Può un’identica pietanza avere due nomi differenti seppur preparati allo stesso modo con gli stessi ingredienti? La risposta la troviamo nello gnocco fritto emiliano (così chiamato nelle zone di Reggio Emilia e Modena), identificato a Parma e dintorni col nome di torta fritta.

Ma dove stanno le differenze?

Le origini si perdono nella notte dei tempi quando i Longobardi, a seguito della caduta dell’Impero Romano, conquistarono le terre emiliane. Le usanze culinarie longobarde prevedevano un ampio utilizzo dello strutto, lo stesso in cui si iniziò a friggere la tipica pietanza emiliana.

Al principio era lo gnocco, per la quale si intende una focaccia cotta al forno, cui si aggiunse appunto il termine fritto, diventando alimento quotidiano contadino fino agli anni ’60 ed arrivando fino ai nostri giorni grazie alla tradizione familiare.

Se però, nel resto dell’Emilia si riconosce con l’appellativo di gnocco fritto, a Parma la terminologia, non la preparazione ed il gusto, è differente. Lo gnocco si trasforma in torta fritta. Questo perché sulle tavole parmensi i primi tempi in cui venne degustato, era uso comune ricoprirlo con una spolverata di zucchero e mangiarlo a fine pasto come dolce, infierendo così sul termine gnocco spodestato da torta. Di seguito anche a Parma si iniziò a degustarlo accompagnandolo con salumi e formaggi tipici del territorio, e nonostante sempre più raramente venne assaporato come dolce, rimase il nome originario.

Oggi è impossibile non trovarlo in qualsiasi ristorante o trattoria ad aprire le danze prima di un pranzo o cena.

Gnocco fritto o torta fritta: potete chiamarli come volete, ma non potete non fermarvi ad assaggiarli!

CATEGORIA
Storie
INDIRIZZO