Considerando la posizione in cui si trova il territorio parmense, incastonato tra la Pianura Padana ed i piedi dell’Appennino Tosco – Emiliano, spesso si sottovaluta l’influenza del mare su queste terre. Nascosto oltre le montagne, lontano dalla nebbia che veste la pianura d’inverno.

Ma è proprio grazie al vento che soffia dal Mar Tirreno, che sconfina tra le vallate parmensi dopo essersi arrampicato sulle montagne, aver accarezzato i boschi ed averne rubato le sue essenze aromatiche arrivando a distendersi nella prima pianura, che il Prosciutto di Parma dà vita alla sua anima.

Qui l’aria delle colline parmensi, profumata dalle pinete della Versilia e dai castagneti, perde il salmastro contro i monti carsici della Cisa e acquista le caratteristiche indispensabili per ottenere il vero Prosciutto di Parma. È il cosiddetto Marino, il vento che proviene dal mare, che viene lasciato entrare dove i prosciutti sono messi a stagionare aprendo letteralmente le finestre.

Questo vento asciutto soffia in qualunque mese dell’anno, essendo più debole in inverno, primavera e autunno e fermandosi così nelle zone prossime alla costa senza spingersi oltre. Mentre è nel periodo tra maggio, giugno, luglio, agosto e in parte settembre che il vento, soffiando impetuoso, raggiunge le dolci colline del territorio parmense.

Una condizione essenziale per ottenere il Crudo di Parma è dunque che l’intera lavorazione avvenga in “zona tipica”: un’area estremamente limitata che comprende il territorio della provincia di Parma posto a sud della via Emilia a distanza di almeno 5 Km da questa, fino ad un’altitudine di m. 900, delimitato a est dal fiume Enza e a ovest dal torrente Stirone, luoghi dove il Marino arriva dal mare dopo un impervio percorso.

Il Marino si scopre così il vero segreto invisibile del Prosciutto di Parma DOP ma che possiamo carpire ed assaporare dopo il suo lungo viaggio, attraverso uno dei tesori gastronomici unici di questo territorio.

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