Un altro tesoro gastronomico tra i tanti presenti nelle terre parmensi è l’Anolino, o come viene chiamato in dialetto Anolén.

Dalle mani delle massaie prende vita un piccolo disco color del sole (costituito principalmente di pasta fresca all’uovo, arricchita con un ripieno di pane grattuggiato, noce moscata, parmigiano stravecchio, uova, sugo di stracotto e vino rosso), ricavato con l’apposito stampo di legno di bosso e dal bordo liscio, che cotto in un brodo di manzo e cappone diventa un vero simbolo dell’identità parmigiana, accompagnando ed imbandendo le tavole parmigiane principalmente durante le festività natalizie.

Basta una fumante fondina di anolini per sentire il sapore delle feste. È infatti tra la cena della vigilia ed il giorno di Natale (e spesso e volentieri anche i giorni seguenti!) che i Galegjànt (galleggianti), come vengono simpaticamente chiamati dai vecchi Pramzàn dal sas (i veri Parmigiani DOC per intendersi), riempiono i piatti prima e le pance e lo spirito dopo, dei commensali.

In molti li chiamano erroneamente cappelletti, in quanto i “Caplètt” o “Caplàtt” (come dicono e scrivono i nostri cugini d’oltre Enza), sono reggiani ma diffusi anche nel resto dell’Emilia-Romagna.

Anolén è Parmigiano. Ora non vi resta che entrare in una delle tante, incredibili gastronomie e trattorie del centro città ed ordinare un bel piatto di Anolén!

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