Appena fuori dal centro storico di Parma, custodito tra lo Stadio Tardini ed il lungo viale alberato soprannominato dai parmigiani “lo Stradone”, spicca un piccolo edificio che porta il nome di un architetto francese, Ennemond-Alexandre Petitot, cui Parma deve molto, grazie alla sua espressione su molti degli edifici visibili tut’ora in città.

Giunto alla corte di Don Filippo di Borbone a Parma, conquista subito la stima del Ministro del Ducato di Parma, Guillame Du Tillot, che gli consentì di imprimere un nuovo stile architettonico e urbanistico alla capitale ducale.

E’ uno dei primi a percepire e accogliere il ritorno dello stile Classico dopo gli eccessi manieristi. Cominciò a Diede espressione della sua creatività ridisegnando strade e giardini: a lui si devono il progetto dello Stradone (Stradone Martiri della Libertà) ed il restauro del Parco Ducale.

Proprio in fondo allo Stradone realizza la struttura che lo rese celebre ed intitolata a suo nome: il Casino Petitot.

Il Petitot funge da punto focale, degna conclusione visiva del lungo viale dello Stradone, una strada del tutto fuori scala rispetto al resto della città, un vero boulevard (primo vero boulevard italiano su modello di quelli francesi) da grande capitale europea che richiama l’Avenue des Champs-Élysées, costeggiato da due maestose fila di ippocastani.

Oggi il viale è una via molto trafficata dalle automobili ma un tempo era consuetudine accompagnare centinaia di carrozze ed eleganti coppie, dirette verso il Casino in cui era solito fermarsi per un caffè. Proprio per questo viene considerato tra i primi “caffè d’Italia.

 

 

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